Con lui infatti ci sono: Soko, cantautrice che apre il concerto, e Wolfman poeta e compagno di “merende” del nostro eroe tutto british. Quando si presenta su palco l’ex Libertines con la chitarra acustica intona "Times for Heroes" e non c’è bisogno di alcuna presentazione: è sempre lui, alticcio e sbraitante. La scaletta è quella che vorresti sentire, c’è spazio per i successi del passato: "Fuck Forever", "What Katie Did", "Can’t Stand Me Now", "Music When The Lights Go Out", e alcuni pezzi dall’ultimo album solista "Grace/Wasteland" del 2009, come "Arcady" e "The Last Of The English Roses".
Tra un brano e un altro Pete si concende una pausa, si accende una sigaretta e si getta su di un divanetto portato appositamente sul palco, ma fa parte dello spettacolo. La sala è accesa dai flash dei cellulari e macchine fotografiche, il pubblico urla: è questo il Pete che vogliono vedere.
Sale sul palco anche Wolfman, che “Les Paradis Artificiels” li ha letti e riletti e si vede, insieme cantano "For Lovers", pezzo che i due hanno scritto in Francia e vincitore del premio Ivor Novello per la composizione.
Il tempo vola e dopo un ora esatta probabilmente cronometrata, il Pete Doherty acustic show chiude i battenti e giuro che tra le facce perplesse ho visto volti in lacrime.
Recensione a cura di Tommaso Padovese.